Riforme scolastiche: riordiniamo le idee

Osservo un po’ di confusione nel dibattito sulle riforme scolastiche. Mi permetto di proporre quindi, a molti degli attori coinvolti, un invito a riflettere su alcuni aspetti.

A chi vuole solo il “sapere” o solo il “saper fare” e che dà pure una connotazione politica alle due cose, ricordo che servono entrambe, assieme al “saper essere”, per formare una persona.

A chi pensa che dobbiamo formare le persone per le esigenze aziendali, ricordo che una persona formata a 360 gradi è pure molto più valida come lavoratore; certo, sicuramente sarà meno incline a chinar la testa, ma porta competenze e idee innovative.

A chi dice che non dobbiamo solo insegnare a “imparare a imparare” dico che è importante anche quello e che oggi siamo ben lontani dal farlo.

Alla destra suggerisco di informarsi sui progressi della pedagogia e della didattica già sperimentati con successo in altri paesi, che raggiungono risultati migliori ai nostri anche senza livelli.

All’UDC, spesso votato al meno stato, chiedo se è davvero disposto a investire seriamente nella scuola dell’obbligo. Delle 61 misure che ha proposto, alcune sono anche condivisibili, ma richiedono forti investimenti pubblici.

Agli estensori e ai sostenitori della riforma “La Scuola Che Verrà” chiedo di ritornare su alcuni aspetti della stessa affrontati in modo troppo superficiale: l’abolizione dei livelli e la diffusione della differenziazione sono temi a cui la nostra cultura scolastica non è pronta e per cui bisogna preparare bene il terreno prima di passare all’implementazione. Ricordo loro inoltre che la differenziazione al momento è una rara eccezione, non certo la realtà nella nostra scuola.

Ai docenti chiedo di far sentire la propria voce, anche attraverso nuove forme organizzative (ne proporrò una). Non è possibile che molti docenti fossero contro “La Scuola che Verrà” e che non sia nato un fronte del no critico alla riforma.

A chi grida “ascoltiamo i docenti” chiedo come hanno intenzione di farlo. Siamo in tanti e con idee diverse. Perlomeno Bertoli il giro dei plenum lo ha fatto.

Al DFA chiedo di entrare umilmente in aula con i docenti, non per giudicarli, ma per collaborare come pari con loro, per capire assieme gli ostacoli pratici all’implementazione delle nuove forme didattiche, vedere se sono superabili e con quale carico di lavoro.

A chi critica pedagogia e didattica, per sfruttare elettoralmente il noto stridore tra docenti e DFA, dico di stare attenti, si sono fatti grandi passi avanti, è stupido negarlo. Io stesso, facendo lezioni di ripasso di matematica, continuo a osservare gli stessi errori didattici, che da decenni penalizzano gli allievi.

Un po’ a tutti chiedo come mai si è discusso molto su “La Scuola che Verrà” ma poco in merito ai, forse più importanti, cambiamenti nei piani di studio.

A chi oggi in campagna elettorale promette mari e monti per la scuola non chiedo niente; mi annoto però i loro proclami e al momento giusto li metterò di fronte alle loro promesse.

Queste le mie richieste agli altri; nel prossimo articolo illustrerò alcune mie proposte concrete per far ripartire il processo di evoluzione della nostra scuola dell’obbligo.

 

Ruben Notari, candidato al Gran Consiglio per il Partito Socialista, lista 4, candidato numero 77